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Il Carnevale di Bosa, in provincia di Oristano, è uno dei più antichi dell’Isola, ha tratti caratteristici e differenti da tutti gli altri carnevali della Sardegna e cambia volto tra il giorno e la notte.
La festa ha inizio ufficialmente il 17 gennaio con la celebrazione di Sant’Antonio Abate e ha i suoi momenti salienti nel giovedì grasso, la domenica e il lunedì successivo con il culmine il martedì grasso. Il vino tipico della zona, la malvasia è uno degli elementi che viene versato e condiviso con abbondanza tra le maschere ed i viaggiatori. Il vino dunque, anche nel centro della planargia, caratterizzato dai colori vivi del suo centro storico è parte della gioviale convivialità con cui i bosani celebrano la festa e in cui il motto “semel in anno licet insanire” assume il più profondo e vero significato.
Le maschere tradizionali
La maschera della “Attittadora“ è interpretata dagli uomini che con il volto cosparso di fuliggine, una croce rossa in fronte, la giacca indossata al contrario, il velo e l’abito nero piangono i bimbi abbandonati dalla madre dedita alle licenziose pratiche tipiche del carnevale che richiamano alla mente riti greci e romani. Per le vie del centro “Sas Attittadoras” invitano le donne che incontrano a dare del latte a Giolzi, un fantoccio realizzato con stracci o una bambola con cui simulano una poppata accompagnata da richieste esplicite o velate, allusioni sessuali e doppi sensi.
Giolzi, la maschera che finirà in fumo in un grande falò ha un lenzuolo per mantello e una federa per cappuccio ed è la personificazione di Re Carnevale che chiude la giornata di martedì grasso.
“Sas Attittadoras”, non solo invitano le donne (non mascherate) che incontrano lungo il cammino a dare il latte (materno) a Giolzi che portano in grembo o in un carretto al seguito, ma bussando di porta in porta, al suono di strumenti creati per l’occasione, chiedono cibo da infilzare in un bastone appuntito che recano con sé.
La satira è la merce di scambio dei doni presi sull’uscio che prende la forma di “muttettus” e “trallallera” che nell’ilarità generale vengono indirizzate a compaesani in ricordo di malefatte o episodi accaduti. Questa fase delle festa si protrae anche la Domenica e il Lunedì di Carnevale, quando la satira muta obiettivo e dai singoli concittadini vira sugli avvenimenti verificatisi durante l’anno appena trascorso.
Il falò finale
Giunti al tramonto, la festa cambia nuovamente pelle e le maschere lasciano il vuoto per un breve lasso di tempo e tornano a vagare dove sono stati accesi quà e là falò in strada, ma sotto forma di Anime del Carnevale: al nero del mattino si opta per il bianco delle lenzuola che candide vanno alla ricerca di Re Giolzi. Il volto delle maschere è ancora coperto di fuliggine e tutti tengono in mano una lanterna. Trovato il fantoccio viene dato alle fiamme. Si conclude così su “Carrasegare ‘Osincu” sino all’anno successivo dove tutto ricomincia in un rito propiziatorio e in un’atmosfera di irriverenza e goliardia peculiare.
Giorni
17 Gennaio 24
13 Febbraio 24
Orario di inizio
Informazioni/Da sapere
Adatto a Tutti
Accessibile in sedia a rotelle
Località/Il posto
Indirizzo
Bosa, OR, Sardegna, Italia
Come arrivare
Da Cagliari: Prendi la SS131 in direzione nord verso Oristano. Da Oristano, prosegui sulla SS292 fino a raggiungere Bosa. Da Oristano: Prendi la SS292 in direzione nord-ovest verso Bosa. Da Sassari: Prendi la SS131 in direzione sud verso Macomer. Da Macomer, prendi la SS129 fino a raggiungere Bosa.